Mantovani “Le varianti tante e più contagiose ma i nostri immunizzazioni riescono a fermarle”

Mantovani “Le varianti tante e più contagiose ma i nostri immunizzazioni riescono a fermarle”

Mantovani “Le varianti tante e più contagiose ma i nostri immunizzazioni riescono a fermarle”



Alberto Mantovani è tra gli scienziati italiani più importanti nel campo medico e non solo. Immunologo, è direttore scientifico dell’Istituto Humanitas di Rozzano.
Professore, la situazione in Cina è davvero inquietante?
“Sì, lo è perché le stime epidemiologiche indipendenti non sono coerenti con quello che viene dichiarato da quel Paese. Tutta la comunità scientifica pensa che non siano credibili, ad esempio, i dati di mortalità che vengono diffusi. Il punto è che i loro immunizzazioni sono meno efficaci. Una nostra ricerca, coordinata da Maria Rescigno, ha valutato 7 immunizzazioni in quattro Paesi diversi. Quelli cinesi testati nello studio non hanno la stessa capacità di indurre gli anticorpi di quelli basati sull’Rna messaggero”.
I timori maggiori riguardano le nuove varianti.
“Nessuno di noi è in grado di dire se ne nasceranno di più aggressive. Dobbiamo preoccuparci per ciò che circola in Cina ma vorrei sottolineare che lo stesso discorso vale per l’Africa, di cui ora non si parla. Rientro da un viaggio in tre Paesi di quel continente con “Medici con l’Africa Cuamm” e la situazione è difficile. La gente è più o meno la stessa della Cina e la copertura vaccinale è bassissima. Di buono c’è che lì il virus ha circolato e la gente è giovane. Ma in generale, se c’è un’ampia fascia di cittadini non coperti e si verificano tanti casi possono nascere varianti”.
Quali sono gli aspetti più tranquillizzanti?
“Intanto, abbiamo ancora a che fare con quello che qualcuno ha definito “sciame” di varianti di Omicron. Alcune hanno avuto una maggiore attenzione ma vengono tutte dallo stesso tipo di virus. Ebbene, i immunizzazioni sono efficaci per contrastarle”.
Epidemiologi statunitensi e inglesi lanciano l’allarme sulla sottovariante XBB1.5, che corre negli Usa. Può preoccupare anche noi, come le altre viste in Cina?
“I virologi ci dicono che abbiamo a che fare con tante varianti di Omicron, come BQ1.1, BQ1, XBB, o Gryphon, che deriva da BA2, e altre ancora. Di XBB1.5 sappiamo molto poco se non che sembra diffondersi con rapidità in Usa. Tuttavia, dati molto recenti usciti su New England dicono che i nuovi immunizzazioni bivalenti inducono anticorpi che intercettano le varianti nuove, inclusa XBB. Stessa cosa vale per i linfociti T. Il messaggio che ne ricavo è che dobbiamo continuare a “marcare stretto”, in vecchio linguaggio calcistico, l’evoluzione del virus dal punto di vista virologico e immunologico, senza allarmismi”.
È giusto fare i controlli negli aeroporti su chi arriva dalla Cina?
“Sono assolutamente auspicabili. In una situazione in cui non abbiamo dati certi su ciò che avviene in Cina la misura presa è saggia. Ovviamente ha dei limiti se non la prendiamo come Paesi europei tutti insieme”.
E la donazione dei immunizzazioni annunciata ieri è giusta?
“Sì ma ci vuole una visione mondiale. La pandemia è un problema con effetti diretti e indiretti globali. Penso sempre all’Africa, dove per molti anni la mortalità per tbc è scesa e a causa della pandemia è tornata a crescere. La collaborazione internazionale è fondamentale”.
Il Covid è diverso ed è cambiata anche la strategia per contrastarlo. Cosa dovrebbe fare il governo?
“A me spiace un po’ che si continui a dare il messaggio che quella contro il coronavirus è una quarta dose e basta. In realtà è più di un richiamo perché il respiro della risposta immunitaria che produce il bivalente è in grado di intercettare anche nuove varianti. Bisogna insistere sulla necessità di fare il vaccino”.
Ma i dati di adesione sono bassi.
“Sono preoccupato. Solo il 30% dei fragili ha fatto il secondo booster con il bivalente, e per il 70% dei settantenni e l’81% dei sessantenni senza la somministrazione. Io dico a tutti: ci sono buoni motivi immunologici per richiedere il vaccino. Questo messaggio non viene posto con abbastanza forza. Ribadisco: è come avere un nuovo strumento, gli anticorpi vedono varianti che non sono nel vaccino. E ci sono anche altri aspetti positivi”.
Quali?
“Il vaccino non dà solo una certa protezione dall’infezione ma riduce anche la trasmissione. La protezione è comunque sub ottimale, la vorremmo migliore ma purtroppo non c’è una risposta di una classe di anticorpi, le IgA, che proteggono le mucose, cioè la porta di entrata del virus. Questo non vuol dire che i immunizzazioni non proteggano dalla trasmissione. Chi li ha fatti sta meno male per meno tempo, produce così meno virus e trasmette meno”.
Siamo in una fase nella quale i farmaci sono usati poco.
“Gli anticorpi monoclonali non funzionano contro le varianti. Gli antivirali invece sono efficaci, come ribadisce un lavoro uscito da poco sul New England Journal of Medicine. Quindi è inquietante pensare che una persona fragile con il Covid non venga trattata con questi farmaci”.
Il governo ha abbandonato molte misure, ha fatto bene?
“Togliere il tampone in uscita è stata una scelta ragionevole, che rispecchia quelle prese in altri Paesi europei. Sono anche d’accordo sul fatto che il test negativo resti necessario per il personale sanitario e che in ospedali e ambulatori vada sempre indossata la mascherina”.
E noi cittadini cosa dobbiamo fare?
“Comportarci in modo responsabile, come si fa ormai lo sappiamo tutti. Un esempio? Ieri sera sono andato al cinema e ho indossato la mascherina. L’ho fatto non tanto per proteggere me stesso ma perché non so chi ho seduto al mio fianco. Dobbiamo proteggere i fragili”.

 



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[email protected] (Redazione Repubblica.it) , 2023-01-04 07:07:14 ,www.repubblica.it

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